Un mese fa la menzione speciale per l’Economia Circolare, consegnataci dal Sottosegretario del Governo Vito Crimi, (promossa da Fondazione Cogeme e Club Kyoto, con Fondazione Cariplo e Regione Lombardia), ha chiuso il sesto anno di progetto di “Senza terra coltivare in lana” (www.coltivareinlana.it) nel quale Associazione Post Industruale Ruralità ha profuso enormi energie.
Il 2018 ci ha visto lavorare in 19 plessi scolastici della Provincia di Brescia con cicli di incontri (dai tre ai sei appuntamenti in ciascuno plesso) grazie a Enel Cuore Onlus; essere attori dei Forum sulle pratiche di resilienza tenutosi dall’omonimo osservatorio presso il Politecnico di Milano e di Lecco (grazie a Fondazione Cariplo che li ha sostenuti, vai alla pagina), e installare nuove strutture per il percorso multisensoriale e orto terapeutico della Vasca SEB, con l’aiuto di Fondazione della Comunità Bresciana.
Il 2019 si apre con l’adesione al progetto T.E.R.R.A. di cui capofila è Nuovi orizzonti di Frosinone con il sostegno di Con i bambini, di cui fanno parte oltre 70 enti in tutta Italia, per adottare strategie condivise contro la povertà educativa degli adolescenti. Con questo progetto allestiremo all’Istituto Mantegna di Brescia un orto idroponico, idroponico in lana e acquaponico ad uso delle cucine.
E questo è solo quanto fatto nel settore ambiente, poi ci sono stati i progetti di divulgazione per ragazzi (“Nella Valle dell’Energia alla ricerca delle gocce perdute”, sost. da Fondazione Tassara e Unione dei Comuni dell’alta Valle Camonica), escursionismo (“Pedalando con Daniela”), arte contemporanea ( “6 Declinazioni del paesaggio”…solo per citarne alcuni). Settori senza i quali nessun progetto di coltivazione in lana sarebbe mai partito. Perchè senza le “gambe buone” dei pastori e di chi va a trovarli in alpeggio non ci sarebbe la lana e non ci verrebbe donata; l’archeologia industriale e la museologia ci hanno dato il motivo per studiare le filiere rurali interrotte e le loro problematiche oggi …e senza l’arte contemporanea nessuno (credo) avrebbe mai pensato di far arrampicare sui muri di ex fornaci “le pecore”, per coltivare nel loro vello… in un “orto-partitura”, attraverso pratiche relazionali performative?!
Se dovessi scrivere su ognuno di questi settori avrei bisogno di giorni; tempo che se ci fosse varrebbe proprio la pena di concedersi, ma per ora non è così e allora aspettiamo… che con il giro di boa del 31 dicembre arrivino un paio di risposte importanti… issime.
Con quelle, se fossero positive, potremmo tirare le fila di una progettazione culturale che dura da anni, molti di più della vita dell’associazione: l’associazione nacque da competenze, visioni e prospettive diverse, ma già mature; vennero condivise e in sei anni sono cresciute moltissimo nell’incontro-scontro fra loro e con il territorio. Ora potrebbero sfociare in qualcosa di organico, che riveli il senso del loro stare insieme, qualcosa di unico; ma non è il caso di dire di più…su questo.
Abbiamo costruito, allestito e viaggiato, parlato, stretto mani e progettato tanto, tantissimo. Inutile dire quanti spaventi, incertezze e paure sono state affrontate e quante volte, al contrario, abbiamo festeggiato una risposta positiva o un invito.
Qui, a Saviore dell’Adamello, da dove vi scrivo, il vento il mese scorso ha spazzato via parte del bosco, una tristezza infinita ma ha aperto il paesaggio, si vede più lontano, come credo sia stato possibile solo decenni fa.
Chissà se vuol dire qualcosa, chissà che qualcosa di nuovo non stia per accadere.
Concludiamo il 2018 con un luminoso GRAZIE, a chi c’è e chi c’è stato, e l’augurio a tutti di un buonissimo nuovo anno!
A presto,
Francesca