Scruto il cielo velato, il sole è fievole e la temperatura piacevole. Preparativi veloci e parto in sella alla mia mountain bike, inseparabile compagna di avventura. Risalgo pedalando tranquilla la Valsaviore partendo da Cedegolo su asfalto.
Appena sopra l’abitato di Andrista svolto a destra per giungere in prossimità della diga del Poglia in località Fobio; l’invaso artificiale è stato costruito negli anni ’50 a gravità alleggerita, è di servizio all’impianto idroelettrico Edison di Cedegolo 2. L’acqua è di colore azzurro a tratti verdastri. Attraverso lo sbarramento per portarmi sulla sponda sinistra idrografica e risalgo il torrente Poglia percorrendo la strada sterrata. Ai lati la flora è varia, il sottobosco offre innumerevoli e uniche specie. In lontananza sento il suono dei campanacci delle mucche al pascolo.
Raggiungo la località Isola e attraverso il “villaggio fantasma” con molta nostalgia. Qui osservo i mastodontici ed imponenti fabbricati dismessi dell’impianto idroelettrico della SGEA Società Generale Elettrica Adamello, entrata in funzione nel 1910 e sottesa negli anni ’70 dal mega impianto idroelettrico ENEL di S. Fiorano. Oltrepasso il ponte sul torrente Poglia o Poja e svolto a sinistra per rientrare sulla strada asfaltata, salgo attraversando prima Cevo e poi Saviore dell’Adamello, raggiungo la località Fabrezza dopo aver percorso una ventina di km dal fondo valle.
Uno sguardo verso l’alto e pedalando, in alcuni tratti all’estremo delle forze, risalgo la Val Salarno.
La fatica è immensa ma in lontananza avvisto la diga di Salarno.
Lo sbarramento fu costruito dalla SGEA Società Generale Elettrica dell’Adamello dal 1919 al 1928 a gravità massiccia con doppio arco di cerchio, ha una capacità d’invaso di 17.000.000 di mc d’acqua. Le ultime stagioni siccitose hanno reso praticamente nullo l’invaso artificiale. Fa parte del bacino imbrifero che alimenta la centrale di Campellio al lago d’Arno dal quale l’acqua viene convogliata alla centrale di S.Fiorano.
La strada si fa più agevole e posso riposare, mi aspetta in prossimità della centrale di Salarno un tratto impegnativo; ma gli sforzi sono premiati dallo scenario che mi si presenta appena giungo al ciglio diga. Dalla località Fabrezza sono salita per 5,5 km, a circa 2.000 mt slm e la temperatura si mantiene mite.
Un panorama mozza fiato mi distoglie dall’affaticamento e pedalo oltre sulla piana che porta la lago Dosazzo. Qui le cime leggermente innevate si rispecchiano nell’acqua cristallina, è un altro mondo!
La mia escursione non è ancora finita. Sono ferma e osservo a 360 gradi. Respiro a pieni polmoni quest’aria pura. I macigni di granito mi tolgono la visuale frontale, ma intravedo in lontananza il rifugio Prudenzini. Non posso fermarmi ora.
Conosco la vallata e sono consapevole di non poter pedalare sulle “scale”. Appoggio la bici a spalla e passo dopo passo raggiungo il rifugio, è circondato da cime maestose e situato ad oltre 2.200 mt slm.
Oggi è il 4 novembre e si festeggia la liberazione dal 1° conflitto mondiale.
Quale miglior modo per festeggiare la libertà?
Sono qui ad un passo dal cielo e come sempre il mio pensiero vola in alto a cercare i miei “quattro amici”, una leggera brezza mi sfiora…
ora mi aspetta la discesa verso la realtà!
Ciclo-escursione in Valsaviore,4 novembre 2015, Daniela Poetini