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Esperienze sperimentali di fruizione del patrimonio ambientale e del tessuto urbano. Con Francesca Conchieri
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Video lezione n°1 Luoghi invisibili: torri o fornaci
Video lezione n°2 _ Lana e partiture tese
Per fare rigenerazione si studia i beni e i contesti nei quali sono calati. Studiando il processo di industrializzazione della Valle Camonica per fare il lavoro di rigenerazione delle ex fornaci di Scianica di Sellero, ci siamo imbattuti nelle trasformazioni che ha determinato, sia a livello economico e sociale, che ambientale. Trasversali a queste dimensioni sono le filiere produttive, specialmente quelle rurali, che spesso hanno una forte relazione con l’organizzazione del lavoro interna ai nuclei famigliari, le opportunità e ostacoli dell’ambiente ma non da meno si confrontano con le leggi del mercato e hanno una ricaduta importante sul contesto ambientale e il paesaggio perchè sono parte della sua manutenzione e valorizzazione.
Una delle filiere che sono state interrotte, in un processo durato più di cinquant’anni, è quella della lana di pecora. Da risorsa economico questo materiale è diventato un problema ecologico, economico e in qualche modo sociale.
La lana non è tutta uguale, quella delle pecore allevate per la loro carne, proveniente da razze come la pecora Bergamasca, è più corta e spinosa (ha micron grossi ed embricata fastidiosa), ed è molto difficile da utilizzare in abbigliamento. Un tempo veniva impiegata, con grande beneficio per la salute, per le imbottiture, ad esempio di guanciali e materassi. Oggi non solo è venuta meno l’abitudine di dormire nella lana (per lo più dormiamo in vari tipi di derivati del petrolio), ma anche il capo di lana è per lo più accompagnato con altre fibre, sintetiche.
Causa o conseguenza che siano, sta di fatto che oggi alcune pratiche per favorire la qualità dei velli sono proibite (come il salto, quando le pecore attraversavano i fiumi per un primo lavaggio prima della tosatura); gli artigiani ancora in grado di manutenere o produrre un materassi in lana sono più unici che rari; si contano sulle dita di una mano gli impianti di lavaggio della lana sucida che fanno un servizio conto terzi (quelli attivi generalmente sono interni alle aziende o fiere che fanno filati e non lavano lane rustiche) e se non lavata la lana, da smaltire è costosa perchè è classificata come rifiuto speciale.
Mentre scoprivamo tutto questo nella vicina città di Brescia, che presenta importantissime criticità ambientali legate alle produzioni industriali, passate e presenti, si verificava una riscoperta dell’orticoltura. Una pratica molto discutibile per la pessima qualità dell’aria (delle prime 5 città più inquinate d’Europa, quattro sono italiane, e tra le prime 10 c’è anche Brescia) che determina piogge ricche di sostanze tossiche; gli inquinanti storici come il PCB (policloro bifenile), altamente cancerogeno e responsabile di problemi del neurosviluppo e infertilità, sversato per anni nelle rogge dei campi dall’ex ditta Caffaro; e i numerosi “incidenti” che ogni anno comportano casi specifici di inquinamento.
Così se da una parte stavamo indagando la lana, le sue proprietà tecniche, caratteristiche estetiche e suoi valori culturali e sociali, dall’altra cominciammo a fare delle performance nei terreni inquinati, sensibilizzando e cercando di rendere percepibile il problema.
Nacque così la riflessione: loro vogliono coltivare ma non hanno terra, noi abbiamo tanta lana di cui non sappiamo che farcene= coltiviamo in lana.
Da lì è iniziato un lavoro che dura tutt’ora, inaugurato con “Partiture Tese”, una installazione d’arte contemporanea mia e di Mauro Cossu, realizzata attorno ad una delle fornaci del Centro 3t. L’idea di coltivare in lana. in idroponica era la mia, la struttura invece è frutto della sua progettazione: Partiture Tese, articolato in 5 anelli di tasche metalliche, è un esteso pentagramma all’interno del quale la crescita delle piante determina una partitura in continuo divenire.
Periodicamente la partitura viene interpretata da Mauro in concerti(performance di musica contemporanea.
Quello fu l’inizio, perchè il giardino/orto verticale cominciò a produrre molto bene, anche se non aggiungevamo sostenze nutrienti, generalmente indispensabili in idroponica; i laboratori di manipolazione della lana ci rendemmo conto che funzionavano benissimo con soggetti con fragilità cognitive e i gruppi nei quali erano inseriti; i pastori continuano a regalarci lana….
Da qui l’associazione ha sviluppato le proprie attività con la lana di pecora in più direzioni: kit didattici per imparare a conoscere questo materiale e a manipolarlo; moduli di coltivazione idroponica; cicli di attività di terapia orto giardino per persone disabili e gruppi classi; workshop.
Nel prossimo video parleremo di alcune esperienze di fruizione sperimentale per patrimonio paesaggistico: gli alfabeti spaziali, un esercizio che trasforma lo spazio in luogo.